Festa della Liberazione, appello per le donne e la democrazia

Iran e diritti umani, le attiviste condannate a morte e la necessità che anche l'Italia faccia sentire la propria voce

Nella Resistenza italiana, la lotta partigiana ha gettato le basi per una società migliore: le partigiane e i partigiani prendevano coscienza del proprio ruolo affermando la propria personalità. Le donne erano libere di mettersi in gioco, di scegliere, di partecipare. Senza il loro ruolo fondamentale nella lotta, a diversi livelli, la Liberazione non sarebbe potuta avvenire. Fu una grande emancipazione per il nostro
Paese e introdusse un nuovo sentimento, più rispettoso e meritorio nei confronti delle donne. Così, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo in Italia, Udik (Unione donne italiane e curde) vuole ricordare i Paesi in cui la democrazia e la libertà sono ben lungi dall’essere conquistate, ponendo l’attenzione sulla lotta attuale per i diritti umani condotta dalle donne iraniane, in particolare: Udik fa appello a tutti i cittadini italiani, alle associazioni di donne italiane libere nella democrazia, affinché la loro voce sia la voce delle donne di tutti i popoli in Iran.

 

Pakhshan Azizi attivista umanitaria kurda incarcerata dal regime fascista dell’Iran per aver aiutato i bambini e le donne nei campi profughi di Rojawa e Basciur, accusata di appartenere al gruppo armato di opposizione al regime. Condannata a morte.

Warisha Moradi attivista politica kurda con problemi di salute, alla quale viene negato l’accesso alle cure mediche. Condannata a morte.

Shariffa Mohamadi donna iraniana e sindacalista. Condannata a morte.

In allegato, il comunicato dell’Udik.

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